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Incontro presso il comune di Montoro Inferiore Dicembre 2008 - pagina vista n°Hit Counter
 
video immesso il 16 dicembre


Comune di Montoro Inferiore Venerdi 12 Dicembre 2008
Convegno Mezzogiorno e Meditteraneo organizzato dal Presidente del Parco del bacino del fiume Sarno, sen. Andrea De Simone

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Dicembre 12 venerdì intervento del vice sindaco Di Mercato S. Severino
Gianni Romano

Il senatore De Simone: “Il dottore Romano rappresenta un modello importante di una amministrazione che è riuscita a coniugare l’ordinaria amministrazione con un’ipotesi di sviluppo. Cioè con programmi di sviluppo locale che nel territorio in cui è responsabile Giovanni Romano credo ci siano dei risultati particolarmente importanti.”

Giovanni Romano: Grazie al senatore De Simone per aver organizzato questo incontro non a caso qui a Montoro Inferiore che è il comune che, nel nostro caso, è posizionato al centro, nel cuore del territorio che aspira a diventare Parco Regionale del Bacino Idrografico del Fiume Sarno. Lo ringrazio perché, così come è stato già anticipato dal presidente Marotta, quella di questa sera è una utilissima operazione di animazione sul territorio perché una prima considerazione di fondo và fatta. Noi dalla disamina molto puntuale di Gino Marotta abbiamo capito una cosa importante: che ci sono molte risorse, ci sono molti soldi per essere ancora più pratici, che sono messi a disposizione dei territori per finanziare la realizzazione di interventi strutturali, poi ci sono anche interventi che accompagnano l’economia del territorio a seconda del tipo di asse o di misura, messi a disposizione sulla programmazione europea 2007/2013. Molti soldi. Il che non significa che bisogna essere particolarmente ottimisti. L’esperienza ci dice che laddove ci sono molti soldi e dove, però, manca purtroppo la cultura dell’utilizzo di questi soldi dobbiamo, come diceva il senator De Simone, evitare di restituire soldi. Questo è capitato già. Purtroppo sta capitando ancora. Siamo già alla fine del 2008 e oggi parliamo della programmazione 2007/2013, quindi, quanto meno, siamo in ritardo di due anni rispetto al documento di programmazione presentato alla fine del 2006 per informare in maniera organica e corretta tutto il quadro degli interventi di questo ultimo periodo. Tutti siamo consapevoli che questo è l’ultimo periodo, che questa è l’ultima occasione. Abbiamo, quindi, un urgente bisogno di promuovere una volta per tutte la cultura dello stare insieme sui territori per il corretto utilizzo di queste risorse. E qui, dobbiamo dire la verità, noi amministratori locali ma, lo diceva bene Salvatore Carratù, le unioni dei comuni, le associazioni…non siamo riusciti, noi  operatori amministrativi del territorio, a far prevalere la cultura dello stare insieme. Non ci siamo riusciti nel montorese, non ci siamo riusciti nei comuni della valle dell’Irno. Forse lì qualche cosa è stata fatta ma comunque abbiamo trovato delle battute di arresto, non si è riuscito a farlo in altre parti del territorio importanti della Regione Campania perché, alla fine, superata la prima fase, la prima stagione poi si ritorna al campanile. Sono ritornate le gelosie, sono ritornati i sistemi territoriali, si sono di nuovo sparpagliati nelle singole individualità che li avevano composti. Quale è stato il risultato? Che abbiamo agito tutti quanti separatamente. Ognuno ha presentato le sue cose, ognuno ha fatto l’elenco della spesa, ognuno si è dato da fare per cercare di farsi finanziare gli interventi. Qualcuno ci è riuscito, altri no. C’è stato chi ha protestato chi è stato contento. Risultato: non abbiamo avuto, finora, e io sono pessimista sotto questo punto di vista perché credo che se continuiamo ad andare avanti di questo passo non  riusciremo ad avere un quadro organico per lo sviluppo strutturale di questi territori che sono territori importanti  e correremo il rischio di fare errori già fatti negli ultimi dieci anni. Sapendo però che questo è l’ultimo tram, perché passato questo di  finanziamenti e quindi risorse economiche non ce ne saranno più. Tutte le cose che abbiamo sentito finora sono importantissime però noi il Parco non ce lo abbiamo ancora. Abbiamo la determinazione, la caparbietà, la tenacia, l’ostinazione (non ho altri aggettivi) di Andrea De Simone che ha ereditato una situazione che non esisteva, di un Parco che era quello del Fiume Sarno, perché i legislatori regionali, molte volte, prendono iniziative non conoscendo bene il territorio che amministrano. Solo per fare una piccola parentesi: i paesi del montorese sono, voi sapete che esistono gli ambiti territoriali ottimali che sono le zone territoriali dove si deve gestire il sistema integrato delle acque, ebbene nessuno ha pensato che Solofra, Forino, Montoro Superiore e Montoro Inferiore fanno parte, e la storia e la geografia ce lo dicono, del bacino idrografico del fiume Sarno. Quando hanno fatto la legge che ha istituito i ATO, questi quattro paesi sono stati messi nell’ATO del Calore mentre invece, tutti quelli a partire da Mercato San Severino fino ad arrivare a Castellammare sono nell’ATO n° 3 sarnese- vesuviano. Ora noi abbiamo su questo territorio, poi vedremo perché in un certo senso siamo anche condannati a stare insieme, un elemento fondamentale che geograficamente ci unisce e che non ci potrà mai separare ed è la Solofrana che è uno dei principali affluenti del fiume Sarno che ha indelebilmente modellato, plasmato, caratterizzato l’evoluzione storica ed economica della nostra terra. E non possiamo pensare che la Solofrana è nata nella zona Ferriera a confine tra Montoro Inferiore e Mercato San Severino. Chi conosce dice sto passando da una provincia all’altra, passo da un ATO all’altro per cui qui mi fermo e prendo ordini dall’ATO del Calore e poi dopo …Siamo arrivati a questo! L’errore, già fatto con la legge sugli ATO lo abbiamo fatto anche con la legge Parco del Fiume Sarno perché è vero che il fiume Sarno nasce a Sarno e quindi, in questo momento, noi abbiamo un Parco che sulla carta comincia a Sarno e finisce a Castellammare. Ma sappiamo che la parte più consistente dell’apporto idrico che alimenta il fiume Sarno non è più quella delle sorgenti del Sarno, perché noi le conosciamo, Rio Foce, Rio Palazzo, siamo andati a vederle. Oggi non alimentano più il fiume perché la parte più consistente arriva dal bacino della Solofrana quindi da Forino, perché la Solofrana nasce lì, fino a Canale Conte Sarno dove la Solofrana si immette nel fiume Sarno. Dalla Cavaiola  altra componente idrografica importantissima, quindi siamo già a Cava de’ Tirreni; per non parlare della Calvagnola, del Rio Secco, del Lavinaio, cioè di tutto un reticolo idrografico che individua un bacino territoriale molto importante. Al momento, tutti questi territori, da Sarno fino a Forino, cioè tutti quanti noi, siamo fuori dal perimetro del Parco del Sarno. La Regione ha fatto una prima correzione: ha cambiato la terminologia, non più Parco del Fiume Sarno ma  Parco del Bacino Idrografico del Fiume Sarno, però stiamo ancora stentando a convincere i burocrati regionali ad essere consequenziali con ciò che ha detto l’organo politico di indirizzo che in questo caso è il Consiglio Regionale, il senatore De Simone ha animato i territori. Noi abbiamo tenuto molte riunioni. I territori hanno risposto. Hanno cercato di recuperare sul campo quella cultura dello stare insieme a metter da parte le diversità. Abbiamo detto noi vogliamo sottoporre i nostri territori al Parco e stiamo qua aspettando che la Regione ci riconosca questa grande voglia di voler far vincolare nel Parco. Perché lo facciamo? Perché è stato detto che è giusto. Il Parco non è un vincolo, il Parco è una grandissima opportunità. E’ una grandissima opportunità se solo siamo capaci di concepirlo per quello che è. C’è una definizione bellissima del termine Parco che è stata mutuata da una grande ambientalista americana: “I Parchi sono i posti dove è possibile esporre i principi della biologia come vuole l’esperienza nazionale della storia. Sono i luoghi dove la storia può essere compresa nel suo concetto più ampio non solo come una esperienza umana ma come la somma delle interconnessioni di tutte le cose viventi e delle forze che formano la Terra”. Ogni parola di questa andrebbe commentarla. I Parchi non sono solo un sistema amministrativo, i Parchi sono una nuova filosofia di vita. Mai come in questo momento c’è bisogno di promuovere questa nuova filosofia. Sappiamo quello che ci sta succedendo intorno. E non riguarda solo il mondo dell’economia. Riguarda anche un sistema di vita, uno stile,  un modello che probabilmente non è più sostenibile in livelli, termini e modalità come finora li abbiamo concepiti. La salvaguardia del territorio, non dell’ambiente, il territorio è composta dall’ambiente fisico e dalle persone, dalle comunità che vi vivono sopra. La colonizzazione è una parte importantissima, la modifica dell’ambiente fisico, insieme costituiscono il territorio. La salvaguardia del territorio è l’investimento per il futuro. Salvaguardare non significa come qualcuno ha pensato: - arriva il parco mettiamo una campana di vetro sul territorio e non muoviamo più niente-. No! Significa valorizzare, sfruttare le risorse del territorio in maniera adeguata ed appropriata per evitare di depauperare queste risorse tutte in un solo momento e subito e, praticamente, giocarci lo sviluppo futuro. Noi così lo stiamo concependo. Così stiamo concependo l’idea del Parco e quindi stiamo facendo una operazione che ritengo ancora più importante di quella dell’impiego delle risorse perché propedeutica che è di natura culturale. Una cosa importante che noi dobbiamo chiedere nella metodica dell’utilizzazione delle risorse regionali è proprio questa: quella di investire risorse anche per la promozione culturale sia dei sistemi dei metodi di gestione e valorizzazione del territorio, sia anche per la sperimentazione di nuove tecniche amministrative. Sulla carta la Regione Campania è molto avanti! Ve lo dico perché sono cose che noi spesso insegniamo all’Università. Di recente, nel mese di ottobre, la legge 13 del 13 ottobre ha approvato , la Regione, il Piano Regionale  il famoso PTR, che noi insegniamo ai ragazzi dell’Università, perché questi sono strumenti importanti per il futuro del territorio della Campania. Il PTR della Regione Campania è stato il primo strumento di disegno strategico del territorio, non è soltanto uno strumento urbanistico. E’ uno strumento di governo del territorio. Discende da una legge fondamentale, la legge 16 del 2004 che non è la legge urbanistica della Regione in maniera molto semplicistica. No. E’ la legge di governo del territorio. Governo del territorio significa mettere insieme più competenze, più professionalità, più esperienze, più storia e più cultura per considerare il territorio nella sua complessità. Dalla legge 16 discende il PTR e discendono i PCP i Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali. Sono strumenti, sono le cornici in cui noi comuni facciamo i disegni da inserirci. La Regione Campania è stata la prima regione a recepire la carta europea del paesaggio. Qualcuno potrebbe dire –il Paesaggio? Ma come. Con questi problemi che abbiamo possiamo parlare del paesaggio!- Dobbiamo parlane. Perché parlare della salvaguardia del paesaggio significa portare un ulteriore elemento di valutazione e quindi ovviamente di informazione della strada della salvaguardia del territorio nella sua complessità. La Regione l’ha recepito. Nel nuovo PTR c’è addirittura uno strumento operativo messo a disposizione degli enti locali per poter agire in coerenza con le linee guida per la salvaguardia del paesaggio. Ovviamente queste cose attendono di essere applicate. Sulla carta la Regione Campania ha più del 35% del territorio sottoposto a “vincolo” tra Parchi regionali, Parchi nazionali, aree potette, siti di interesse comunitario. Il 50,4% dei 551 comuni della Campania è incluso parzialmente o totalmente in un’ area protetta. Quindi abbiamo sulla carta tutte le condizioni possibili e tutti gli strumenti possibili per poter attivare azioni concrete di salvaguardia di questo territorio coniugando la protezione e la salvaguardia con un reale sviluppo economico dei territori . Quando mi riferisco al termine reale voglio dire che abbiamo bisogno una volta per tutte, dobbiamo dircelo e ripeto che non è un problema di appartenenza partitica o politica, di recuperare autenticamente il concetto di sviluppo economico ancorandolo alle vocazioni dei territori, perché dovremmo essere un po’ stanchi dei modelli di sviluppo che ci sono stati calati dall’alto, negli anni ’70 prima, poi negli ’80 e adesso anche di recente abbiamo visto che questi modelli di sviluppo alla lunga non reggono. Finiscono con fallire miseramente. Non hanno un livello di condivisione, di partecipazione di base e alla fine poi ci ritroviamo ad avere cattedrali nel deserto, contenitori vuoti e attività economiche al palo. Perché l’Ente Parco, come diceva Andrea De Simone prima, diventa uno strumento di governans importante del territorio? Perché Andrea ha detto una cosa fondamentale: l’Ente Parco ha la comunità del Parco! Dove gli enti locali sono rappresentati in maniera paritaria non c’è il problema delle proporzioni di appartenenza. Perché è fallito abbastanza miseramente il modello delle Comunità Montane nonostante la legge di riordino delle stesse se resta con questi meccanismi continuerà a fallire in futuro? Perché vediamo replicate su un’area più vasta le stesse difficoltà  dei meccanismi amministrativi che ognuno di noi ha nei singoli comuni. Nel Comune questo fa parte della logica democratica,della dinamica del meccanismo ma, in una Comunità Montana, questo significa la paralisi. Le nostre Comunità Montane hanno miseramente fallito la loro missione, ritengo bisogna fare uno sforzo e dire bisogna toglierle di mezzo perché rappresentano anche un costo per noi cittadini senza assolvere a nessuna delle funzioni per cui erano state istituite. La comunità del Parco, invece, dove quelli che ne fanno parte sono rappresentati per quello che portano a livello individuale senza problemi di rapporti di forza, diventa un modello di orientamento della governans di un territorio molto efficace, secondo me, l’unico più vicino alle reali esigenze del territorio  in grado di svolgere quella funzione intermedia tra la Regione che dà gli indirizzi e mette a disposizione le risorse, gli enti locali che sono i beneficiari finali e non avremmo più, a questo punto, quel gravissimo difetto di comunicazione e di interrelazione con gli enti locali stessi  che finora ha causato molti danni dal punto di vista di interventi che non erano collegati tra loro. Secondo me, caro senatore, noi dobbiamo batterci innanzi tutto per costringere la Regione Campania a riconoscere l’ampliamento del perimetro del Parco riportandoli ad essere del Parco del Bacino del fiume Sarno come la storia, le tradizioni e come la geografia ci insegna ma, deve farlo in fretta perché noi siamo tagliati fuori da queste misure, non siamo ancora nel Parco. Sono un po’ pessimista anche qui. Noi, un anno e mezzo fa, Mercato San Severino insieme a Nocera Superiore, Baronissi, ha chiesto alla Regione Campania di ampliare il perimetro del Parco Regionale di Decimare. Mercato San Severino ci ha messo dentro 1000 ettari con due centri abitati , abbiamo convito i cittadine che era importante estendere i confini del Parco alle due frazioni di Acquarola e di Spiano che hanno ancora le caratteristiche degne di essere salvaguardate, ebbene, dopo un anno e mezzo non ha ancora approvato la legge per prolungare l’ampliamento de Parco Diecimare. Se questi sono i tempi noi arriveremo al 2013 e ci renderemo conto che queste risorse le abbiamo perse. Un’altra cosa importante: noi dobbiamo superare i commissariamenti. Qui ci sono anche gli organi di stampa, vedo che c’è il signor Gaeta che su Dentro la Notizia ha battagliato molto. Noi dobbiamo prendere atto che i commissariamenti sono serviti a rimettere in moto soldi a disposizione, a rimettere in moto la liquidazione delle opere ma stanno fallendo perché  qualcuno si è messo in testa non più di fare solo le opere ma di volerle gestire. Chiariamo una volta e per tutte anche questo concetto. I Commissari sono gli enti o meglio persone che promuovono la realizzazione delle cose, poi le gestioni devono ritornare ad essere ordinarie perché se continuiamo a commissariare tutto allora commissariamo anche i comuni. Mettiamoci di nuovo i commissari prefettizi, eliminiamo i consigli comunali. Quello che ha fatto il Commissario Jucci per il nostro territorio è importantissimo, nessuno lo vuole disconoscere e probabilmente deve continuare sulla strada dell’utilizzo delle risorse per realizzare le opere ma la gestione del sistema depurativo, che in questo caso riguarda l’Alto Sarno, non può essere oggetto di un commissariamento anche perché se il commissario Jucci andasse via così come sembra, sarà prorogato ma, prima o poi la gestione di questo sistema depurativo, che è importante per l’inquinamento della Solofrana, per le portate idriche che oggi sono completamente modificate sui nostri territori, gli alluvioni le situazioni , a chi passa? Non lo sappiamo ancora perché nessuno si sta preoccupando della gestione ordinaria, illusi come siamo che i Commissari ci stanno risolvendo un problema. Non è così! Noi in Campania abbiamo commissariato, nel nostro caso, il fiume Sarno per le tragedie socio-economiche-ambientali, poi abbiamo commissariato l’emergenza idro-geologica, poi abbiamo commissariato le bonifiche, abbiamo commissari dappertutto. Tutto ciò che riguarda l’ambiente nel territorio della Regione Campania è commissariato. Per carità, lunga vita e onore al merito per le cose che hanno fatto finora però, è arrivato anche il momento che le comunità devono riappropriarsi delle gestioni ordinarie e dell’utilizzo delle opere che hanno realizzato i commissari. Quello che io penso, senatore, e concludo, è che questa tua attività di animazione sul territorio già comincia a dare frutti perché l’interesse da parte delle comunità è vivo, vivo più che mai. Noi dobbiamo, forse, essere ancora un po’ più propositivi e dimostrare che quello che ci occorre in questo momento, nell’immediato, l’approvazione della riperimetrazione dell’allargamento de Parco del Bacino idrografico del fiume Sarno siamo in grado anche di chiederlo con un po’ di convinzione in più. Abbiamo Andrea De Simone che ci ha guidato, che ci continuerà a guidare, dobbiamo dimostrare che la cultura dello stare insieme sta piano piano riprendendosi il giusto ruolo all’interno della governans del territorio perchè solo così convinceremo, probabilmente, chi deve poi dare risposte, che i comuni, gli amministratori e le comunità locali non sono più disposti ad attendere i tempi biblici che in questo caso significa poi purtroppo, perdita delle occasioni di sviluppo dei nostri territori. Io penso che su questa strada insieme si possa riuscire.

 

 

 
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